JOHN IRONMONGER «LA BALENA ALLA FINE DEL MONDO»


Qualche giorno fa, sulla mia pagina Instagram, ho proposto un sondaggio, una semplice domanda ovvero: «Che cosa ti attrae come prima cosa di un libro?». La risposta, che la maggior parte di voi mi ha dato, è stata «La copertina!». Mi capita spesso infatti, dopo aver finito di leggere un libro, di andare in una grande libreria per sceglierne uno nuovo; raramente ho già in mente il titolo di un libro da acquistare per cui per la maggior parte delle volte mi lascio guidare dal mio istinto. Indubbiamente, come la maggior parte dei miei follower di Instagram, anche io mi lascio sedurre dalle immagini di copertina e spesse volte anche dai titoli. Quando la copertina di un libro o il titolo mi incuriosiscono, mi avvicino, come un po’ diffidente, prendo il libro, lo esamino e me lo rigiro tra le mani ed infine ne leggo la trama, la vita dell’autore ecc. Mi sento in linea generale di poter affermare che, se mai dovessi pubblicare un mio libro, sceglierei senza dubbio un titolo accattivante oltre ad una immagine di copertina ad effetto, particolare, che catturi subito l’attenzione del potenziale lettore e che certamente non passi inosservata.

Anche con questo libro è successo un po’ quello che sovente mi accade: la bellissima copertina con mille sfumature di azzurro e blu, con quel suo mare in lontananza e in primo piano la balena. Avrebbe potuto essere un libro che parlava del mare o degli animali marini o che raccontava la storia di una balena appunto, avrebbe potuto parlare di qualsiasi argomento, ma ciò che mi ha attratta sin dall’inizio è stata la sua bellissima copertina. Subito dopo anche il titolo «La Balena alla fine del mondo» mi ha incuriosita. Col senno di poi, dopo aver letto il libro, direi che il titolo non è molto pertinente con la vicenda, ma spesso capita che i titoli non siano affatto inerenti (e/o esplicativi) rispetto a quanto raccontato nel libro. Ovviamente all’interno del racconto la balena c’è, spesse volte viene menzionata, ma non sembra essere un personaggio, una figura tanto principale come dal titolo invece sembrerebbe di capire. Niente spoiler, come al solito, il libro lo dovrete leggere!

Ho sempre iniziato le mie recensioni con la frase «ho un bellissimo libro da consigliarvi», ma questa volta non me la sento di dire la stessa cosa. Il romanzo è bello, molto, vale indubbiamente la pena di leggerlo, ma devo dire che, per me, non è stato “amore a prima vista” o meglio “amore alla prima riga”. Per quasi tutta la prima parte il libro non mi ha coinvolta anzi, non riuscivo quasi a leggerlo e, non mi vergogno di dire che ho anche saltato alcuni paragrafi. Mi soffermavo sui dialoghi diretti tra i personaggi per cercare di non perdere il filo del racconto, ma in realtà il libro scorreva assai lentamente e quasi per nulla catturava la mia attenzione. Mi sembrava, posso azzardare, caotico e devo dire che ad un certo punto ho anche pensato di lasciarlo a metà, così, senza completarne la lettura. Poi però, come avrete intuito, qualcosa è cambiato. Pagina dopo pagina infatti, il racconto ha iniziato a delinearsi e a prendere forma come se ogni pezzo del puzzle avesse d’improvviso trovato l’incastro perfetto. Ogni personaggio ha assunto una forma definita ed un posto preciso all’interno della vicenda e la storia è notevolmente migliorata.

Il romanzo di John Ironmonger è ambientato nell’incantevole penisola di St. Pirain, un piccolissimo paesino sulle coste della Cornovaglia che d’improvviso balza alle cronache a causa di un duplice, straordinario, evento: ancora oggi «parlano (…) del giorno in cui l’uomo nudo venne ritrovato sulla spiaggia di Piran Sands. Fu lo stesso giorno in cui Kenny Kennet vide la balena».

(St. Pirain - porto)

Un cenno sull’autore del libro. John Ironmonger è uno scrittore di origini keniote con un dottorato in zoologia e una carriera avviata nel settore dei dati aggregati. Leggo in una recensione un commento che mi colpisce e che vi riporto: «(...) In questo libro John Ironmonger affascina lettrici e lettori con una delicata riflessione circa l’importanza del fattore umano anche nelle questioni di politica finanziaria e di economia mondiale: perché nell’attuale logica dei mercati “interconnessi”, dove pure le catastrofi naturali sembrano collegate da mere sequenze di valori numerici, l’unico avvenimento a tutt’oggi non calcolabile resta il ruolo dell’individuo sulla determinazione dei processi collettivi (...)».

Personalmente vi posso dire che di questo libro mi ha colpito molto l’incredibile somiglianza della vicenda narrata con il momento storico, culturale e sociale che stiamo vivendo. Mi sembrava non solo di leggere il libro, ma anche di vivere il momento come se nel libro ci fossi anche io, come se il libro fosse la mia realtà e la mia quotidianità. Come vi accennavo poche righe sopra, di due eventi concatenati si parla nel romanzo: una pandemia mondiale scatenata da un virus e una guerra. Non vi sembra di esserci già passati? Anzi, non vi sembra di star vivendo la stessa situazione? Se avessi letto il libro due anni fa probabilmente avrei pensato che l’autore doveva essere dotato di una fantasia straordinariamente brillante per pensare a degli eventi così catastrofici e ravvicinati nel tempo, ma ad oggi, dopo quello che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo, non credo assolutamente che tutto questo possa non essere reale. Prima di due anni fa non avrei mai pensato che da un giorno con l’altro una epidemia potesse costringere il mondo intero a chiudersi in casa e a smettere di lavorare. Non avrei mai pensato a me stessa privata della libertà di uscire, di spostarmi, di incontrare parenti ed amici. Non avrei mai pensato che un virus potesse spingere le persone a fare corse nei supermercati per le scorte di cibo. Non avrei mai pensato di sentire al telegiornale, giorno dopo giorno, i numeri dei morti che aumentavano e crescevano esponenzialmente e non avrei mai pensato di vedere e soprattutto non avrei mai voluto vedere file di carri armati in corteo che svuotavano le città dalle mille bare che si accumulavano nei cimiteri. Non avrei mai pensato che potesse succedere tutto quello che di fatto è accaduto e che tutti noi abbiamo visto e vissuto. E non è ancora finita. Dalla pandemia mondiale alla guerra il passo è breve e mi auguro vivamente che ciò non accada. 

E il libro parla proprio di come una pandemia possa scatenare delle reazioni a catena a partire dal panico generale per la morte di migliaia di persone, la corsa ai rifornimenti, l’esaurimento delle scorte dei beni essenziali, di cibo, dei generi alimentari di prima necessità, ma anche di carburante, petrolio, gasolio ed elettricità. E alla fine di tutto la guerra.

Ovviamente stiamo parlando di un romanzo e quindi molto nella vicenda narrata è stato amplificato, ma torno a ripetere che il romanzo è molto reale e leggendolo non possiamo far altro se non immedesimarci e riconoscerci nei personaggi, nelle loro azioni e nei loro pensieri. Nel libro di fatto si scopre che i capi di stato delle potenze mondiali ed i servizi segreti avevano già previsto tutto con anticipo e che quindi si erano preallertati e mossi per tempo onde evitare una catastrofe naturale se non addirittura l’estinzione del genere umano dal pianeta Terra. Nel racconto, a differenza che nella realtà, la pandemia e la guerra non hanno una lunga durata e la maggior parte della popolazione riesce a salvarsi e a ricominciare a vivere ricostruendo sulle macerie la propria vita.

Siamo davanti ad un romanzo raccontato attraverso un linguaggio maturo e una atmosfera fiabesca, un romanzo attuale e di riflessione filosofica, direttamente argomentato sul “Leviatano” di Thomas Hobbes, ma ancor di più "sull’importanza dell’amore in tutte le sue forme e manifestazioni. Per ricordarci che la Natura (umana e animale) è, e sarà sempre, l’unica forza in grado di salvarci, anche alla fine del mondo".

Non mi resta che augurarvi, come sempre, una buona lettura!


Affettuosamente vostra,

Elena
@ilbellodelledonne_blog

Commenti