MARCO CANEVA «BUNKER, STORIA DI AMORE E CRIMINE»

«Giovanni, agente di polizia di Torino, viene inviato in Calabria per comandare i "Falchi", un reparto speciale creato per scovare e arrestare i latitanti nascosti nei loro rifugi, i Bunker. Dopo l'arresto di un pericoloso criminale, durante le operazioni investigative al fine di trovare prove per farlo condannare conosce Laura, moglie del malavitoso, anche lei invischiata negli affari illeciti del marito. Farla confessare sarebbe essenziale ma la donna dovrebbe pentirsi, e cambiare vita. Stanca di sentirsi imprigionata in questa esistenza, fatta di omertà, menzogne e soprusi, solo con l'aiuto di Giovanni riuscirà a prendere una decisione. Tra i due nascerà un amore impossibile, tanto romantico quanto rischioso.»
Leggendo questo libro mi è venuto subito da chiedermi: “Chi sono i collaboratori di giustizia?”
Secondo la legge italiana, i collaboratori di giustizia sono persone che, trovandosi in particolari situazioni di conoscenza di un fenomeno criminale, decidono di collaborare con la magistratura italiana. Alla loro tutela ed incolumità fisica provvede il Servizio Centrale di Protezione.
Il primo a capire l’importanza dei collaboratori di giustizia nella lotta alle mafie e a sollecitare una legge che favorisse il fenomeno del cosiddetto “pentitismo”, prevedendo speciali misure di protezione, fu il magistrato Giovanni Falcone[1] a metà degli anni ’80. Nonostante le pressanti richieste di Falcone ed i successi nella lotta alla criminalità organizzata conseguiti anche grazie al crescente numero di collaboratori di giustizia, la prima legge che regolò in maniera organica la protezione dei collaboratori di giustizia in grave pericolo per le dichiarazioni rese nel corso delle indagini, venne però approvata solamente all’inizio degli anni ‘90[2].
Il fulcro nel sistema che regola la protezione ai collaboratori di giustizia è indubbiamente il Servizio Centrale di Protezione, una struttura interforze, composta da: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, inquadrata presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale della Polizia Criminale del Ministero dell'Interno italiano.
Questo Servizio, istituito nel 1991, si occupa di tutelare e proteggere i testimoni ed i collaboratori di giustizia. Il Servizio si occupa dell'attuazione dei programmi di protezione e di assistenza (legale e sanitaria) per tutti gli aventi diritto (ivi inclusi i familiari ed i congiunti delle personalità protette). Si parla per esempio, di emissione di nuovi documenti personali fittizi (carte d'identità, tessere sanitarie), ma non solo, anche di assistenza finanziaria, psicologica, sanitaria e legale per tutti gli interessati.
«Il primo passo è quello di allontanare le persone dal luogo di residenza e di portarle in un posto sicuro, che deve restare il più possibile segreto, al punto che neanche gli avvocati difensori devono esserne a conoscenza. Il trasferimento è obbligatorio solo per i collaboratori, mentre i testimoni, se vogliono, possono scegliere di continuare a vivere nel proprio paese o nella propria città.».
In prima battuta il Servizio è impegnato soprattutto a risolvere questioni di natura logistica: dai contatti da prendere con alberghi e residence per una prima, provvisoria sistemazione, alla ricerca di appartamenti privati che rispondano ai dovuti requisiti di “anonima normalità” e di sicurezza. Ma i problemi logistici da risolvere non finiscono certo con la consegna delle chiavi di casa. Se si cambiano paesi o città, abitudini e stili di vita, amicizie e lavori per lasciarsi alle spalle il proprio passato e iniziare una nuova vita, cosa c’è di meglio di un nome nuovo di zecca stampato sui propri documenti? Anche di questo si occupa il Servizio. «I documenti di copertura sono tra i benefici previsti per chi sottoscrive il programma di protezione e spetta proprio al Servizio dare l’autorizzazione per il rilascio».
Di tutto questo e di molti altri aspetti complicati ed allo stesso tempo delicati, parla il libro di Marco. Un racconto avvincente, una storia appassionata e appassionante, una vicenda unica, un amore che nasce e si costruisce sullo sfondo di una vicenda di mafia, di stragi, di omicidi su commissione, di droga, una relazione impossibile tra un agente di polizia delle forze speciali ed una bellissima pentita calabrese di nome Laura.
L’autore del libro è stato capace con le sue parole e con il suo racconto di appassionare il lettore (me, in questo caso!) e non solo perché la storia raccontata è avvincente, ma anche e soprattutto perché tratta di temi attuali, delicati e importanti. Si parla di mafia dal punto di vista femminile; è la moglie di un famoso e famigerato boss a parlare, a raccontare e raccontarsi ... È vero che siamo davanti ad un romanzo e quindi ad una storia di fantasia, ma molti dei fatti raccontati sono estremamente reali. Colpisce sapere che cosa si nasconde dietro il meccanismo burocratico e legislativo che protegge i pentiti di mafia, come opera il servizio di protezione, come si muove al fine di garantire il completo anonimato ai collaboratori di giustizia ed allo stesso tempo offrire tutte le opportune tutele e protezioni del caso. E cosa potrebbe succedere nel caso in cui si aprisse una falla all’interno di questo delicato meccanismo? Come vivono i pentiti nel loro status di “pentito”? E forse l’amore può salvare una persona dal declino e convincerla persino a cambiare vita?
Posso dire che il libro a me è piaciuto davvero molto, ma vorrei che fosse l’autore stesso, che fosse Marco in prima persona a raccontarci di più della sua vita ed in particolare di questa storia, di tutti i retroscena e dei personaggi del libro così da scoprire come realmente un personaggio prende forma e viene plasmato sino a prendere vita ... conosciamo più da vicino Marco Caneva.
INTERVISTA A MARCO CANEVA
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Caro Marco, mi puoi parlare un po’ di te? Come ti presenteresti ai miei lettori?
«(...) Nella vita di tutti i giorni faccio un lavoro normale d'ufficio, che mi piace perché mi porta a stare a contatto con persone di tutto il mondo. Quando non indosso i panni dell'insospettabile impiegato, come Superman, metto quelli delle mie altre vite! Mi dedico a diverse occupazioni, non amo infatti restarmene senza far nulla e cerco sempre di riempire le mie giornate con quello che apprezzo di più, la scelta è così vasta, il mondo ... è nostro! Amo molto gli animali e sono da tempo volontario in un canile. Il rapporto con gli animali aiuta loro, rilassa me e mi fa imparare cose nuove, sul loro mondo ed anche su me stesso. E poi naturalmente scrivo! Cosa? Tutto! Frasi o idee che mi entrano in testa mentre faccio tutt'altro, poesie, racconti e da qualche anno sono sempre impegnato con la stesura di qualche nuovo libro.»
Mi racconti di quando hai iniziato a scrivere e da dove arriva la tua passione per la scrittura?
«Ho iniziato a scrivere sin da bambino. Mia mamma si diletta da sempre con la poesia e le favole e le storie che mi leggeva da piccolo per farmi addormentare le scriveva lei. (...) A otto anni già provavo ad inventare le mie storie, che raccontavo sotto forma di fumetto. A disegnare non ero bravissimo, ma mi affascinava inventare sempre nuovi personaggi e nuovi mondi. Da adolescente invece riempivo i diari come tutti (la mitica Smemo), con idee, pensieri, aforismi, le frasi più belle dei cantanti, le prime dichiarazioni d'amore! Diventato uomo, la passione di scrivere è tornata prepotentemente a farsi sentire, perché scrivere è un bisogno, una medicina, una carezza. Ho scritto racconti che sono stati finalisti in concorsi nazionali, mi è stato consigliato dalle giurie di provare a pubblicare e nel 2017 ho pubblicato la mia raccolta, "Storie speciali di persone normali", ed eccomi qui con il mio secondo libro.»
Spesse volte le persone mi chiedono: “Come si fa a scrivere un libro?”. Esiste un metodo, hai qualche segreto piuttosto che qualche consiglio/suggerimento da dare a chi vorrebbe iniziare a scrivere un libro o ha appena iniziato a farlo?
«Come si fa a scrivere un libro?! Ti risponderei ... ci si siede e lo si scrive! Fondamentale è la voglia di sedersi ad una scrivania e dedicare tempo, molto tempo e poi scrivere, scrivere, scrivere! Senza paura di come sarà il risultato, di cosa diranno quelli che non ci credono, cosa diranno quelli che al contrario, ci credono troppo. Solo scrivendo infatti, si può fare la necessaria pratica per affinare lo stile, imparare qualche trucchetto del mestiere, prendere confidenza con trame, dialoghi e personaggi. Consigli concreti? Partite sempre da una storia che volete raccontare, che sentite dentro, che volete davvero dire al mondo. Fate sempre una scaletta dei punti salienti del vostro romanzo. Vi permette di fare ordine e di recuperare immediatamente quello che si era scritto settimane prima. Rileggete sempre fino allo sfinimento quello che scrivete e fatelo leggere anche ad amici e persone che si prestano volentieri. È bello scrivere di getto quella storia d'amore che volevamo raccontare ma poi bisogna lavorare concretamente affinché la vostra opera sia il più possibile adatta ad essere letta da un pubblico di lettori.»
Ora entriamo nel vivo dell’intervista. Di che cosa parla il tuo thriller «BUNKER, STORIA DI AMORE E CRIMINE»? Come è nata l’idea, l’ispirazione che ti ha portato a scriverlo?
«Thriller o come recentemente è stato definito da una tua collega "Love Crime", "Bunker Storia di amore e crimine", è un viaggio avventuroso da nord a sud Italia tra crimine, giustizia, rivalsa, pentimento, un amore impossibile e molto pericoloso. (...) L'ispirazione di scrivere Bunker l'ho avuta perché da sempre volevo trattare nei miei scritti di criminalità organizzata, una piaga ancora molto presente che impedisce al nostro paese di essere migliore. Io ero adolescente nel periodo degli attentati a Falcone e Borsellino e sono episodi rilevanti che mi hanno fatto capire che al mondo non vincono sempre i buoni, che non bisogna mai abbassare la guardia, che l'onestà è la base del vivere civile. Non volevo però scrivere solo di mafia, ho voluto ambientarci una storia d'amore, perché c'è sempre bisogno di buoni sentimenti e idee positive. La storia mi è stata un po' ispirata anche da un personaggio realmente vissuto che mi ha colpito per la sua storia.»
Da lettrice sono rimasta molto colpita e affascinata dal personaggio di Laura. Questa donna forte, indipendente, una principessa abituata a vivere nell’agio e nelle ricchezze “non sue”, ricchezze guadagnate dal marito in modo tutt’altro che lecito e onesto. Una donna per certi versi sottomessa, ma che ad un certo punto riesce a svincolarsi dal sistema in cui vive e a decidere di cambiare radicalmente la sua esistenza: la moglie del boss che diventa pentita. Come nasce la storia di Laura? Come sei riuscito a calarti così bene, ad immedesimarti, nelle vesti di questa donna? Hai avuto qualche aiuto/spunto/suggerimento per la creazione di questo personaggio?
«Ti rivelo con piacere ed onore che Laura, che ha già fatto innamorare alcuni amici lettori, mi è stata ispirata da una storia di enorme coraggio di una persona realmente vissuta dalle mie parti. Si tratta di Lea Garofalo, pentita di mafia, trovata uccisa nei campi vicino Monza. Lea aveva accettato di pentirsi e denunciare la propria famiglia per dei crimini commessi, ben sapendo a cosa sarebbe andata incontro. Lei, come i giudici Falcone e Borsellino, sono eroi moderni che non esitano a sacrificarsi in nome di un ideale.»
È il tuo primo libro questo o hai già scritto altro?
«Come ti ho già accennato, ho già scritto molto altro, in particolare la mia raccolta di racconti che mi ha dato tante soddisfazioni e poi altre storie brevi. Mi piace la forma del racconto perché in poche pagine posso affrontare una tematica. Molti racconti che ho scritto sono stati finalisti in concorsi nazionali. Ora mi sono cimentato finalmente con un romanzo.»
Hai progetti di scrittura in corso o per il prossimo futuro?
«Certo! Anche se non avessi la fortuna di poter pubblicare i miei lavori continuerei ascrivere. Ti svelo che ho appena terminato il mio nuovo lavoro, un romanzo breve sul mondo animale e umano nel volontariato, non un libro destinato solo a chi ha questi interessi perché sarà una riscoperta di sé stessi e della vita attraverso appunto il rapporto con gli animali.»
E per concludere caro Marco ti vorrei chiedere ... hai un sogno nel cassetto o li hai già realizzati tutti?
«Sono una persona che se anche realizzasse tutti i sogni che ha, ne troverebbe altri in cui credere il giorno dopo! E poi come si fa a realizzarli davvero tutti? Meglio averne sempre qualcuno di scorta che aspetta di venir tirato fuori dal cassetto.»
* * *
Ringrazio di cuore Marco Caneva @marcocaneva78 per essersi raccontato così apertamente con me e per aver quindi contribuito all'arricchimento di questo mio progetto di interviste e di supporto agli autori emergenti. Ti auguro il meglio dalla vita, perché indubbiamente il meglio deve ancora venire!

Affettuosamente vostra,
Elena
@ilbellodelledonne_blog
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[1] Giovanni Falcone [Palermo, 18.05.1939 - Palermo, 23.05.1992] è stato un magistrato italiano. Assieme ai colleghi ed amici Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto e Paolo Borsellino, Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Fu ucciso da Cosa nostra insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della propria scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
[2] Parliamo della Legge n. 82 del 15 marzo 1991.
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