WIDAD TAMIMI «IL CAFFE’ DELLE DONNE»


Widad Tamimi nasce a Milano nel 1981 ed è figlia di un profugo palestinese fuggito dall’occupazione israeliana del 1967, e di una donna di origini ebree, la cui famiglia scappò a New York durante la Seconda Guerra Mondiale. Attualmente vive a Lubiana con il marito e i due figli e presta servizio nei campi di accoglienza ai profughi nell’ambito del programma “Restoring Family Link” della Croce Rossa Slovena. Nel 2012, per Mondadori, ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo «Il caffè delle donne». Nella vita scrive inoltre racconti per “Delo”, il principale quotidiano sloveno.

«Il caffè è un punto fermo nella vita di Qamar: espresso e vigoroso come lo beve la madre, ingentilito da un goccio di latte come piace al suo compagno, oppure fatto bollire tre volte, amaro e profumato di cardamomo, come ha imparato a berlo in Giordania. Da sempre Qamar è in equilibrio tra due mondi, ma lo ha scoperto solo il giorno del suo quattordicesimo compleanno, quando è diventata ufficialmente donna. Sottratta a ogni contatto promiscuo, costretta a una improvvisa separazione dagli amici, Qamar deve confrontarsi con le differenze profonde tra le due culture di cui è figlia. Eppure, nelle lunghe giornate trascorse con le donne di famiglia, impara a curare il corpo come ogni sposa deve saper fare, a cucinare, a essere seducente e insieme modesta. Ed è durante queste lunghe ore al femminile che viene introdotta all'antico, affascinante rituale del caffè: nonna, zie, sorelle, riunite nel salotto si scambiano confidenze e si preparano a conoscere il destino. Solo una, ogni giorno, è la prescelta per l'interpretazione dei fondi da parte di Khalto Sherin, che sa leggere nel sedimento i segreti del cuore e del futuro. Anni dopo, di fronte al dolore di una maternità mancata, Qamar sentirà la necessità di recuperare le proprie radici e ripensare alle parole ascoltate il giorno lontano in cui lesse la propria vita nel sedimento. Scegliere gli ingredienti del proprio caffè, deciderne aroma e intensità, significa capire che gusto vogliamo dare alle nostre giornate.»

Il libro di Widad Tamimi è stato per me una bellissima scoperta. Non conoscevo l’autrice e non conoscevo il suo romanzo in cui mi sono imbattuta "per caso". A mio parere, il racconto di Widad è sorprendete, intrigante, lineare e scorrevole. Si lascia leggere perfettamente pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo. Racconta una storia appassionante e coinvolgente, una storia tutta al femminile; culture e vite diverse che si incontrano, si scontrano, si intrecciano e si mescolano per dare vita a qualcosa di nuovo e sorprendete. Donne che si mettono a nudo e che nella loro reciproca diversità si incontrano ed imparano a conoscersi. Una storia davvero seducente, che ammalia il lettore e lo rapisce e che lo induce a proseguire sino alla fine in pochissimo tempo. Io l’ho letto tutto d’un fiato, in circa un paio di giorni.

Un libro dolcissimo come un caffè. Un incontro di donne e tra donne che si trovano in bilico tra due culture profondamente diverse: quella occidentale, innovativa e progressista da un lato, e quella orientale, più chiusa e radicale dall’altro; culture per certi versi così lontane e distanti, ma allo stesso tempo tanto simili. Un romanzo che sembra poesia nelle descrizioni dei profumi e delle emozioni di terre lontane, di riti magici e di usanze straordinarie. Più volte mi sono trovata, alla fine di un paragrafo o di un capitolo, a chiudere gli occhi ed immaginarmi in mezzo a quelle donne, nelle loro case o nei mercati affollati, respirando i loro profumi intensi di spezie, profumi antichi, genuini, di polvere, di deserto, di povertà e di ricchezza. Un romanzo di scoperta e apertura verso il mondo arabo che può solamente arricchire e far godere il lettore.

Le vicende dei protagonisti si legano indissolubilmente al rito del caffè; ognuno lo prepara a modo suo: c’è chi lo preferisce espresso, corto, concentrato e audace oppure chi invece lo predilige lungo, quasi annacquato, delicato e chi ancora lo ama macchiato con un goccio di latte. In ogni caso, in comune c'è sempre la convivialità e la cura verso l'altro.

Questo libro si apre con una immagine bellissima, la ricetta e la preparazione del caffè arabo, immagine che vi voglio subito proporre. Dopo aver letto la preziosa ricetta ed aver chiuso gli occhi immaginando le preparazioni lente, ritmiche e precise, mi è parso di riuscire a sentire il profumo del caffè arabo, l’aroma intenso e delicato allo stesso tempo. Mi è sembrato di essere in mezzo a loro, in mezzo a quelle donne, nel loro salotto, nel magico momento del rito del caffè e ho davvero desiderato anche io di poterlo assaggiare un giorno e magari di poterlo assaporare e gustare lentamente e delicatamente proprio in quell’ambiente magico e primordiale.

«Avevo tredici anni la prima volta in cui mi fu permesso di partecipare al più importante dei rituali che scandivano il pigro incedere del tempo nella Grande Casa. I bambini non erano ammessi al caffè delle donne, e questo rendeva l’evento ancor più intrigante. (...)»


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Caffè arabo

Ingredienti:

        - Caffè arabo in polvere

        - Cardamomo macinato

        - Acqua

        - Zucchero

Preparazione:

Mettete sul fuoco un pentolino di rame - meglio ancora se è un vero ibriq - con acqua e zucchero a piacere (se vi sentite arabi, mettetene tanto!).

Quando l’acqua bolle togliete dal fuoco e aggiungete la polvere di caffè (un cucchiaino e mezzo a persona) già mescolata con il cardamomo.

Rimettete l’ibriq sul fuoco basso, portate a ebollizione, lasciate salire la bevanda e premuratevi, dopo qualche secondo, di allontanarlo dal fornello.

Ripetete l’operazione per tre volte, continuando a mescolare.

Fate depositare il sedimento e servite in tazzine senza manico, per dare un tocco mediorientale al vostro caffè.

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Qamar, la protagonista, è cresciuta vivendo entrambe le culture, apprezzando e detestando i pro e i contro di entrambi questi mondi e ad un certo punto, nel romanzo, si trova a vivere un forte momento depressivo e di crisi di identità in quanto non riesce a sentirsi completamente occidentale o completamente orientale. Capirà, piano piano, che non deve scegliere, che non può scegliere chi essere e da che parte stare perché la sua bellezza e la sua forza stanno proprio nella "mescolanza" che entrambe le due culture hanno saputo donarle. Qamar è una ragazza fortunata e soprattutto ricca. È ricca nell’animo poiché ha avuto la possibilità di vivere appieno i due mondi e quindi di conoscere e apprezzare ogni sfaccettatura di entrambe queste culture.

Qamar, nel suo viaggio introspettivo alla ricerca di sé stessa verrà aiutata dalla madre, dalla sorella, dalla nonna paterna, ma anche e soprattutto dall’amica turca Leila. Tutte queste figure avranno un ruolo diversissimo le une dalle altre, ma fondamentale per far capire a Qamar la sua strada e la sua felicità.

La protagonista deve affrontare diverse sfide sia come donna, che come madre mancata perché a pochi mesi da quando scopre di essere rimasta incinta perde il bambino, ma anche come fidanzata e come compagna. Qamar deve trovare il suo posto nel mondo e soprattutto deve capire che la felicità che va cercando così insistentemente e ossessivamente lontano da sé stessa, abbandonando tutte le persone a lei più care e più vicine, è in realtà proprio lì, accanto a lei, se solo riuscisse a fermarsi un attimo ed accoglierla serenamente.

Questi sono stati per me i capoversi più significativi del libro e che maggiormente mi hanno emozionata, facendomi venire le lacrime agli occhi e la pelle d’oca perché li ho trovati veri ed allo stesso tempo crudi e disarmanti. Descrivono alla perfezione la vita di Qamar, ma allo stesso tempo hanno saputo descrivere perfettamente quella che per un periodo è stata anche la mia vita.

«“Qamar, non sono mai stata nel tuo Occidente, ma non credo che queste cose vadano tanto diversamente. Un uomo e una donna si incontrano e vibrano per un po’, poi si conoscono, si accettano e camminano a lungo l’uno a fianco all’altra. I problemi stanno ovunque. Puoi cominciare e ricominciare da capo mille volte, forse anche con mille persone diverse, ma se gli ingredienti giusti ci sono fin dall’inizio è inutile pensare che sarebbe meglio in un altro modo, con qualcun altro. Le difficolta in coppia arrivano sempre, bisogna lasciarle sedimentare”, fa una pasa. “L’amore come il caffè!” dice ridendo, e stringe gli occhi in una smorfia di intesa».

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«A volte ci smarriamo in un labirinto intricato per il solo gusto di perderci la testa. Abbandoniamo l’ordine mentale e la leggerezza, affascinati dall’ignoto. Si tratta di scegliere, tra il desiderio di vivere e quello di scavare. Puntiamo lontano, nella disperata ricerca di una perfezione impossibile, e scivoliamo a terra incapaci di accettare la purezza della felicità. Quello che ci è più familiare e vicino appare banale e scontato. Lo ignoriamo disprezzandone la bellezza, lo rendiamo sterile e mediocre, ne sottovalutiamo l’autenticità. Aspettiamo di prenderlo per riconoscerne il valore. Perdiamo la vita in cerca della vita.»

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«“Prima di addormentarsi, Khalto Sherin mi ha chiesto di occuparsene, seguendo gli insegnamenti che mi ha passato negli anni. Diceva di aver lasciato una lettura in sospeso, ma che tu saresti tornata, dovevo solo pazientare”. Mi sorride, non cerca una mia conferma, sembra certa di quello che dice e io non controbatto. L’acqua bolle. Mescola adagio la polvere macinata fine. Il profumo del cardamomo si diffonde nella stanza. Chiudo gli occhi, mi preparo. Questa volta non ho paura, sono pronta. (...) Sorseggiamo i nostri caffè con lo sguardo alto, il busto eretto, come due ballerine composte. Ripongo la mia chicchera dopo l’ultimo sorso. Leila mi sorride, come per incoraggiarmi a rovesciarla. (...) Il mosaico di polvere è già tutto delineato, nero su bianco, in un contrasto chiaro, limpido. Leila osserva con attenzione, ruota la tazzina e le si rischiara il viso. Sembra soddisfatta, vede quello che cercava. (...) Tu, Qamar, sei pronta. Ora apri il tuo cuore. Bismillah arrahman arrahim.»

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[Foto di Widad Tamimi]

La lettura di questo romanzo è stata assolutamente perfetta. Un viaggio all’interno del mondo arabo, un regalo che mi ha permesso di aprire lo sguardo su una cultura ed un mondo che non conoscevo. E’ stata una bellissima esperienza anche perché, prima delle vacanze estive, ho prestato questo libro ad una mia collega che lo ha apprezzato davvero tanto perché, come lei stessa mi ha confessato, le ha riportato alla mente ricordi della sua infanzia a Tirana. «Mi sono rivista nell’angolo della cucina della vecchia casa in cui sono nata e cresciuta, intenta ad osservare mia nonna nella preparazione del caffè turco» (...) «Ricordo esattamente il modo in cui mia nonna lo preparava e lo serviva alle donne di casa e alle vicine circa a metà della mattina, ricordo le loro conversazioni che ascoltavo in silenzio e senza poter intervenire».

Al ritorno dalle vacanze estive, questa mia collega mi ha portato in dono una bustina di caffè arabo macinato che ho apprezzato davvero tanto perché in questo modo ho potuto, con le mie mani, preparare una tazzina di quel famoso caffè di cui tanto avevo letto. Non avevo i giusti accessori, il pentolino di rame, il cardamomo, le tazzine senza manico, per cui mi sono adattata con quanto avevo nella dispensa, ma posso dire di essere stata estremamente soddisfatta del risultato. Il caffè, fatto bollire per ben tre volte sul fuoco, ha sprigionano un aroma, un profumo delizioso, intenso e persistente che ha avvolto per ore tutta la mia cucina. Il sapore invece, delicato, dolce e leggero, proprio come me lo ero immaginata.




Non posso che consigliarvi con estremo piacere la lettura di questo romanzo e mi auguro di cuore che possa regalare anche a voi tutte le bellissime emozioni e sensazioni che ha regalato a me!



Affettuosamente vostra,

Elena
@ilbellodelledonne_blog




 



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